Questo post risponde alla domanda che mi è stata rivolta ieri, con disappunto, da un lettore: perché rivangare cose passate e messe "sotto sale" (espressione usata dal lettore) come quelle raccontate negli ultimi miei scritti?
Equivale alla domanda di chi, dovendo studiare Storia (recente nel nostro caso), si chiede perché studiarla. La risposta, tutt'altro che scontata, è che tale studio può offrirci delle chiavi di lettura del presente e, dunque, consentirci di agire con qualche consapevolezza in più.
Vediamolo nel caso concreto.
In un'intervista del 1981 rilasciata a Eugenio Scalfari, allora direttore di Repubblica, Enrico Berlinguer cominciò a parlare di "questione morale", riferendosi alla strada tradizionale smarrita dai partiti politici italiani, che si dirigevano verso altri lidi cavalcando "l'onda lunga".
Senonché, l'onda lunga, in vicinanza dell'approdo, si rivelò essere uno tsnunami (Mani pulite) che li spazzò via, lasciando solo alcuni residui che ancora incredibilmente si vedono in qualche talk-show televisivo.
Il discorso è ben più ampio di quello fatto all'epoca da Berlinguer: la morale (il mos majorum degli antichi Romani e l'ethos degli antichi Greci), intesa come insieme di valori condivisi da un gruppo sociale, costituisce il criterio-guida dell'agire comune; dunque, ha un effetto rilevante sulla vita di un popolo, nel cercare di soddisfare quelli che sono i suoi bisogni concreti e le sue aspirazioni.
Quello che a me pare evidente, studiando appunto la storia recente del nostro Paese, è che si sia passati dalle capacità, dall'onestà, dalla volontà e dall'impegno del secondo dopoguerra, ad una società godereccia e disimpegnata (nel lavoro onesto, prima ancora che nel sociale e nella politica) proprio a partire dagli anni '80 del secolo scorso.
Il fenomeno più evidente di questo trapasso è stato il dilagare della corruzione: uno studio europeo stima intorno ai 230 miliardi di euro all'anno il costo della corruzione in Italia.
Per comprendere la portata di tale cifra, basta confrontarla con i 209 miliardi di euro che il Governo italiano è riuscito l'altro giorno a ottenere dalla Unione Europea dopo una dura trattativa di 5 giorni e 5 notti, per cercare di risollevare il Paese dopo il disastro economico dovuto al Covid-19.
Si comprende anche come mai i cosiddetti "paesi frugali" si siano opposti pesantemente alle nostre richieste, magari anche pretestuosamente, comunque con la convinzione che i soldi elargiti dall'UE all'Italia possano finire a "tarallucci e vino".
Dunque, almeno due sono gli esempi che ciascun odierno cittadino può seguire liberamente: quello di chi ha ricostruito questo Paese dopo il disastro della seconda guerra mondiale, lasciandoci uno stato repubblicano con un'ottima Costituzione, oppure può seguire le orme di chi questo paese lo ha affossato, con disonestà e incapacità e per puro tornaconto personale.
Si tratta di due anime che convivono nel nostro Paese, come due cani che lottano continuamente, l'uno buono e mite, l'altro cattivo e feroce: di volta in volta, nei vari periodi storici, vince quello che il popolo nutre di più.
Al di là dei discorsi generali che sono sotto gli occhi di tutti, voglio citare due fatti esemplari capitati a me personalmente in un settore, quello della Giustizia, che dovrebbe esprimere al meglio quei valori di onestà, equità, trasparenza, efficacia e efficienza come recita la nostra Costituzione.
1. Nel 2017 pubblicai il mio romanzo Viale dei Giardini, nelle cui pagine iniziali descrivo, con ironia, un episodio di sesso mercenario all'interno di un ufficio della Procura chiamata a indagare sull'omicidio che è il filo conduttore del racconto. L'episodio è frutto di totale invenzione, ma, forse non ci crederete, un'avvocatessa, che opera nel Foro che mi ha ispirato il romanzo, mi disse: "Ho capito chi è la cortigiana che si lavora il Sostituto Procuratore". Quando le feci presente che si trattava di un episodio di pura fantasia, mi guardò con un sorrisetto ironico che voleva dire: "La sai lunga e non ti vuoi esporre".
Questo per dire che l'episodio fantasioso da me narrato era talmente verosimile da risultare reale ai suoi occhi, perché perfettamente intonato all'ambiente di quel Foro.
2. Qualche anno fa, mi lamentavo un giorno con un'altra avvocatessa di un Sostituto Procuratore (il solito), il quale aveva chiesto l'archiviazione di una mia dettagliata e documentata denuncia per appropriazione indebita di denaro pubblico e malversazione ai danni dello Stato. Consapevole della fondatezza delle mie accuse, l'avvocatessa si offrì di accompagnarmi per parlare direttamente con il Sostituto Procuratore, noto "fimminaro" (per dirla con Camilleri), che forse avrebbe ripreso in considerazione la mia denuncia grazie alla presenza femminile.
Ringraziai, ma rifiutai fermamente, perché mi ripugnava dover ricorrere a questi stratagemmi per stimolare (è il caso dire) un vecchio bavoso a fare il suo dovere, remunerato com'è con circa ottomila euro mensili lordi dai cittadini italiani.
Quando raccontai questa cosa all'avvocatessa dell'episodio 1 sopra descritto, questa, anziché mostrarsi indignata, mi disse: "Tanto non avresti ottenuto nulla perché al Procuratore piacciono le bionde!"
A quel punto, le mie eliche cominciarono a girare vorticosamente, simili alle pale di un elicottero cargo a doppio rotore, al solo pensiero di dover portare giumente dal mantello diverso (baio, morello, rabicano etc.) per consentire al vecchio stallone di scegliere quella che più gli piaceva e spingerlo a fare il suo dovere.
Infine, la mia incazzatura raggiunse l'apice quando pensai che, a causa di simili atteggiamenti, oltre un secolo di sacrosante lotte femministe per vedere riconosciuti i diritti delle donne, andava a finire a puttane, letteralmente.