domenica 10 maggio 2020

3 - LE COSIDDETTE INDENNITA' PARLAMENTARI


Lo Statuto del Regno o Statuto Fondamentale della Monarchia di Savoia (noto come Statuto Albertino, dal nome del re che lo promulgò, Carlo Alberto di Savoia), fu la costituzione adottata dal Regno di Sardegna il 4 Marzo 1848 a Torino, a seguito dei moti promossi dalle classi borghesi (soprattutto), per arginare e limitare il potere monarchico dopo la Restaurazione dell’Ancien Regime, avvenuta a seguito della sconfitta di Napoleone Bonaparte (da Wikipedia).
All'art.50, lo Statuto Albertino stabiliva che "Le funzioni di senatore e di deputato non danno luogo ad alcuna retribuzione".

Nel 1913 i deputati si assegnarono un modesto rimborso spese, confermato e adegua-to dal regime fascista nel 1925 (qualcosa tra i 600€ e i 1.000€ mensili attuali).
Nel 1947, mentre a Montecitorio era in discussione l'articolo 69 della Costituzione della Repubblica Italiana (entrata poi in vigore il 1° Gennaio 1948), articolo relativo allo stipendio dei parlamentari, il giurista, antifascista, partigiano e deputato eletto con il Partito d'azione all'Assemblea Costituente, Piero Calamandrei, tenne a precisare ai suoi colleghi della Costituente:
"Onorevoli colleghi, l'opinione pubblica non ha in questo momento molta simpatia e fiducia per i deputati. Vi è un'atmosfera di sospetto e discredito, la convinzione diffusa che molte volte l'esercizio del mandato parlamentare possa servire a mascherare il soddisfacimento di interessi personali e diventi un affare, una professione, un mestiere"
L'articolo 69 della Costituzione, venne quindi approvato e recita:
"membri del Parlamento ricevono una indennità stabilita dalla legge".
Il criterio è quello di garantire a tutti la possibilità di assumere la carica di parlamentare in condizioni di uguaglianza, anche sostanziale, in attuazione del disposto di cui all'art. 3 della Costituzione ("Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali").  
Per giunta, gli stessi 556 rappresentanti, che scrissero la nostra eccellente Costitu-zione, non riuscivano a portare a casa più di 1.300 euro al mese (rivalutazione al 2014).

Dopo questa doverosa e utile premessa storica, vediamo brevemente come si sono evolute negli anni le indennità dei parlamentari.
Nel 1965, con la legge approvata durante un governo di centrosinistra (premier Aldo Moro, vicepresidente il socialista Pietro Nenni), cominciò l’esplosione dei redditi dei nostri rappresentanti: lo stipendio veniva infatti agganciato a quello dei Presidenti di sezione della Corte di Cassazione (suona un po' come un ossimoro, visti i problemi con la giustizia di molti "onorevoli"), con il riconoscimento anche di un rimborso dell'ordine di 1.250€ per il soggiorno a Roma.
Negli anni '80 del secolo scorso (governo Craxi), l'indennità mensile raggiunse quota 7.000€, che diventano circa 15.000€ ai giorni nostri (più o meno dieci volte lo sti-pendio medio di un comune cittadino).
A questi bisogna aggiungere i vari benefit, che vanno dalle "spese di segreteria e rappresentanza" (leggi portaborse: circa 4.500€ al mese), all'autista, al parrucchiere per le donne etc. Per chi volesse approfondire:

Mi sa tanto che aveva ragione Calamandrei (e pure Vespasiano: Pecunia non olet)


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